Il nuovo sentiero per la cascata (o piccola guida alle ultime uscite indie)

Chiamatelo karma, chiamatela sfortuna, chiamatela sfiga. Giuro: in questo momento non mi viene in mente un termine abbastanza efficace per definire il fatto che questa per me sia la terza bronchite in un anno. Scrivo sempre che sono un uomo dei primi del Novecento. Quando lo dico però intendo nell’attitudine e non di certo nella predisposizione alle malattie respiratorie. Si sa che la tisi fa molto uomo di lettere o intellettuale. Se c’è una cosa però che può accomunare me, per esempio, a Leopardi – per quanto i miei desideri siano tutt’altri – quella è sicuramente la salute.

Lo dico da mesi, forse anni: dovrei prendermi cura di me stesso. Probabilmente, anzi è sicuro, non faccio abbastanza attività fisica. A casa me lo dicono tutti. Continuamente.
Mi piace molto camminare la sera. Lo faccio in alternativa allo sport. La famosa camminata veloce dei vecchi. Io non sono ancora vecchio, però non sono mai stato allenato a sforzi fisici intensi. Non ne ho mai trovato l’utilità. Me la sono sempre cavata con il mio metabolismo che per sua natura è velocissimo. Questa cosa e la mia perenne magrezza non hanno fatto altro che alimentare la mia innata e, tra gli amici addirittura proverbiale, pigrizia.

Ho da sempre pensato che l’essere umano abbia due metabolismi. Quello dedicato al cibo, che a volte essendo molto lento necessita di attività fisica, sacrifici e attenzione. E invece il metabolismo dedicato alla creatività. Il mio metabolismo fisico è istantaneo tanto quanto è lento invece il metabolismo mentale, di quando tanto per dire ascolto musica, leggo un libro, guardo una serie o un film. Solitamente mi occorre un sacco di tempo perché possa esprimere un giudizio su qualcosa. Esiste certo una prima idea che mi faccio e che potrebbe assomigliare al gusto che si prova quando si mangia. In principio qualcosa ti piace, ma poi è dopo un po’ di tempo che capisci se l’hai digerita, se è stata utile mangiarla o se ti ha fatto male e nient’altro.

Una cosa è certa. Oggi siamo soggetti a una sorta di bulimia mediatica che ci porta a ingurgitare di tutto e continuamente, spesso senza la benché minima selezione. Migliaia di film e serie nuove, migliaia di libri, migliaia di dischi.
La sensazione che ho al momento quando osservo la scena indipendente italiana è quella di entrare in una piazza affollata di una florida città d’arte colma di locali dove si mangia e di turisti. Alla tua destra un McDonald’s. Alla tua sinistra Eataly. Poco distante la piccola trattoria con cucina tipica. Dall’altra parte della strada il giappo che parla un italiano più corretto del tuo, con i tempi verbali perfetti e tutti gli avverbi al posto giusto. Nella musica italiana che ci piace ogni giorno escono nuovi singoli, nuovi dischi, nuovi video. Questa iper produzione porta inevitabilmente chi ascolta a perdersi per strada dei pezzi, a sbagliare scelta e a finire ogni tanto nel McDonald’s di turno soltanto perché meglio pubblicizzato.

La settimana scorsa il solito recap di cose nuove, delle promozioni e delle bocciature, che settimanalmente faccio, aveva lasciato per una volta spazio a un’intervista con Max Collini leader degli Offlaga Disco Pax e degli Spartiti con Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò, nella rubrica “Le sorprendenti interviste di Stormi”.

Come promesso e come vi avevo anticipato la settimana scorsa, Stormi ha un nuovo indirizzo. Da stormi.altervista.org, che resterà comunque attivo e in cui troverete tutti gli articoli storici, al nuovo www.stormiblog.it. I due siti continueranno a dialogare tra di loro per permettere a chiunque di accedere ai vecchi post.

In queste due settimane, nemmeno a dirvelo, sono successe davvero una miriade di cose.
Primi tra tutti Lo Stato Sociale che hanno fatto il miracolo a Sanremo con “Una vita in vacanza”.
Ci sono riusciti. Ad arrivare secondi, certo. Che, diciamocelo, è stato davvero un po’ come vincere. E mi accodo anche io trionfante a tutti quelli che durante le votazioni dicevano: “ma sì, chi se ne frega, ma crediamoci per una volta, meglio loro che tutta quella me…”. Del resto lo diceva Lodo in “In due è amore, in tre è una festa”: “nella vita ho tifato sempre per chi perde”.

Poi venerdì scorso sono stato al Kindergarten a Bologna a sentire quel matto di Pop X. Devo dire che il nuovo disco dal vivo rende parecchio. Una cosa che mi è piaciuta molto: le parti strumentali lunghe e molto curate, prova del fatto che la band ha un sacco voglia di suonare. Una cosa che mi è piaciuta meno: nonostante il ritorno alle origini musicali di Pop X da “Lesbianitj” a “Musica per noi” si è perso un po’ per strada l’elemento scenografico dei concerti; questo giro erano molto sobri e poco inclini al casino. Nota di merito per il già bassista di Giorgio Poi, Matteo Domenichelli, che è diventato membro ufficiale della band, almeno per questo tour.

Sabato invece è stata la volta dei Fast Animals and Slow Kids. Inutile dire che, come si può vedere dal video che ho pubblicato su Facebook domenica, non mi sono pentito di aver saltato la finale di Sanremo. Dopo il concerto, nei camerini, parlare con Aimone e tutta la band ha risvegliato in me interrogativi ormai da tempo sopiti. Come ad esempio: perché così spesso la qualità rifugge le masse? Bisognerebbe smetterla di inneggiare alla relatività della bellezza. Andate a un concerto dei FASK, poi ne riparliamo. Non c’è molto da dire su questo live in quel posto fighissimo che è il Bronson a Ravenna. Uso poche parole qui. Perché per le cose belle che si vogliono ricordare le parole servono a poco.

E mentre i Baustelle ormai tornano con un atteso vol. 2 e la seconda parte del tour de “L’amore e la violenza”, i Thegiornalisti annunciano in diretta da Sanremo l’inizio del nuovo tour dal titolo eloquentissimo di “Love tour” e visto che qua si gira un sacco per concerti, ma di sport non se ne parla proprio e in questo momento, tanto per cambiare, mi trovo seduto a scrivere, ho deciso che faremo un gioco, una specie di corsa o arrampicata.

Forse uno dei libri più belli che Carver abbia mai scritto s’intitola “Il nuovo sentiero per la cascata”. Fu pubblicato per la prima volta nel 1989 ed è a tutti gli effetti il suo ultimo libro.
Il titolo mi ha fatto sempre pensare a una guida escursionistica o a una carta dei sentieri.
In questo terreno fertile e un po’ in salita che è la musica indipendente italiana di oggi ogni tanto si ha bisogno di una guida. Sintetizzare le uscite di due settimane non è semplice, ma ci proverò. Come sempre inizierò con i promossi e chiuderò con chi invece mi è piaciuto meno.

Risale a due settimane fa il ritorno tanto atteso dei Ministri con il brano “Fidatevi”. Essendo rimasto però molto deluso da “Cultura generale” mi riservo di prendere una posizione all’uscita di qualche altro pezzo. Per ora sospendo il giudizio a tempi più propizi.

Promette invece bene, come del resto si era intuito anche dai singoli precedenti, Gigante. Anche quest’ultimo “Sopravvissuti” ci piace e tanto, così come il singolo “Tenebra, uscito ieri sera in occasione del live dello stesso a Milano, in occasione del MI AMI ORA al Santeria Social Club. Ora siamo in attesa dell’album di esordio che dovrebbe uscire tra un paio di settimane:

Altre cose che meritano sono Laneve con “Particolari” e i Giocattoli con “Ailoviù”, che nonostante il titolo mi provochi orticaria – colpa forse di antichi traumi legati a cose assurde tipo i Gazosa – riescono a convincermi ancora una volta, seppur con la riserva di una terza e ultima prova, come avevo detto già per Cimini.

Incanta poi “Ritual” di quello stupefacente progetto che è NAVA. Sentirete parlare di loro ancora.

Altre cose fighe sparse tra cui NoanNon mi guardi”, finalmente una nuova cosa di Tommaso Di GiulioA chi la sa più lunga” in cui il livello cresce sin dalle prime note e ancora i Selton con “Sampleando Devendra”, un pezzo dedicato al sommo Devendra Banhart.

Leo Pari stupisce con il nuovo pezzo “Dirty ti amo” che diventa quasi una dichiarazione d’intenti e un manifesto in vista di un sempre più probabile nuovo disco.

La tosse non accenna a passare, nonostante sia imbottito di antibiotici e tutto il resto. Per fortuna, finalmente, dopo tanta attesa, è uscito il nuovo pezzo di MèsaOceanoletto”.

Anche Lemandorle escono con un nuovo singolo, Le 4”, e s’intravedono le stesse atmosfere, che ci erano piaciute, delle cose precedenti.

Pretty Solero x Carl Brave sfornano una piccola perla intitolata “Vicoli”. Io ho un debole per la cricca dei 126 e credo si sia capito. Fatico molto ad essere oggettivo. E se questa non arriva alla qualità di “Interrail” o di altre, di sicuro merita più che qualche ascolto. Anche qui ci si perde per le vie di Roma e s’incontrano sguardi, alcuni ben voluti altri meno.

Poi ad un tratto è arrivato lui, Calcutta, e come al solito ha silenziato ogni cosa. Il video ve l’avevo già segnalato la settimana scorsa nell’intervista a Max Collini, ma ve lo ripropongo qui:

Tornano a convincermi poi i Siberia con “Yamamoto”.

LUK con “Non è il momento” non è che mi faccia impazzire, però vale la pena tenerlo d’occhio perché se non altro dimostra una certa originalità.

Tra le cose di Sanremo che mi sono piaciute c’è la vecchia sicurezza di Roy Paci, che con Diodato ha concepito una commovente “Adesso”. Assolutamente promossa.

Lilo con “Febbraio”, non saprei dare un reale motivo, ti scava dentro e non dà scampo. Di una semplicità che fa quasi male. Voce incantevole, di quelle che oggi sono rarissime.

E mentre i Phoenix continuano ad essere gli alfieri dell’indie italiano in Francia, facendosi aprire i concerti da Giorgio Poi, Pop X e Coma Cose, l’attesa Verano torna, questa volta con una produzione in upgrade, di Giacomo Fiorenza e Colapesce. “Dentro la notte” è un brano che fa ben sperare sui prossimi risvolti. E si sente. Il passaggio da Garrincha Dischi a 42Records di sicuro ha fatto molto.

Come sempre magistrale M¥SS KETA con “Una vita in capslock”. Nessun commento, solo una incessante ammirazione nei suoi confronti.

Tra i miei brani preferiti di queste due settimane c’è “Vincenzo” di Montag, uscito qualche mese fa con un ep di disarmante bellezza. Pietro Raimondi prodotto, ricordiamolo, da Alessandro Baronciani.

Dopo tanto incanto, ecco la volta di chi ci ha provato ma con scarsi – se non a volte deleteri – risultati. Tra i bocciati questa settimana metto Mecna con “Pratica”: non mi convince, è un po’ ripetitivo questa volta.

Andrea Nardinocchi torna con “Sanremo amore scusa” e mi incuriosisce, ma mi lascia indifferente. Resto in attesa di ciò che uscirà prossimamente. Vuoi mai mi faccia cambiare idea.

Mi lasciano un po’ freddo gli X35 con “Paperboat”. Non saprei, è che vengo da un passato burrascoso, in cui negli anni del punk californiano ascoltavo No Use For A Name, Lagwagon, Millencolin e NOFX. E qui, non so, mi perdo un po’.

Bonnie Pupetta con “Overdose” mi pare sommariamente inclassificabile. Cliccate solo se siete coraggiosi.

Ricordo come sempre che potete seguire il mio blog personale Stormi anche su FacebookInstagram e Spotify, dove trovate una  playlist  con dentro le cose migliori che segnalo ogni settimana.

Di questa corsa sfrenata lungo il sentiero verso la cascata, tra le tante cose nuove belle o meno della musica indie italiana, un’unica sola certezza resta: ogni cosa, se ci pensate, cerca amore.

E non è un caso che l’ultima poesia pubblicata da Carver, “Ultimo frammento”, che poi è la poesia che chiude “Il nuovo sentiero per la cascata”, dica:

E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos’è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.