Del dire la verità, ultime uscite e un live di Iosonouncane & Paolo Angeli

L’unico modo che conosco per fare critica è quello di dire la verità. A qualunque costo. La totale sincerità, per fare questo lavoro, è davvero l’unica strada possibile. Sembrerebbe una cosa scontata, ma vi assicuro che non è così.
In quanti dicono realmente ciò che pensano? Non c’è bisogno di restare nell’ambito culturale per trovare esempi di situazioni in cui si preferisce, se non mentire, quantomeno mistificare un proprio pensiero. Questa cosa del non dire ciò che si pensa, in realtà, succede in qualunque situazione della vita. Quante volte per non ferire/non alterare equilibri preferiamo tenerci stretta la verità e mediare oppure dire altro rispetto a quello che realmente pensiamo.

Una canzone di Salmo dice: “Se dico quello che penso, non resta neanche un amico”. Ed è così purtroppo. Pochissimi percepiscono il valore di un giudizio sincero. A volte nemmeno gli amici o le persone a cui vogliamo bene. Sempre più spesso mi accorgo che questa cosa del “tanto è tutto soggettivo”, la verità non esiste”, “questa è solo la tua opinione”, stiamo perdendo di vista anche il diritto che abbiamo di esprimere quella opinione e il valore stesso che essa ha. Sia chiaro poi: io non sono per l’uguaglianza delle opinioni. Se tutti i giudizi valgono allo stesso modo, a prescindere dalla specializzazione, dalle competenze che uno con fatica ha raccolto negli anni, allora niente ha più senso.

La critica si fonda su un unico e forte senso di fiducia che qualcuno – un lettore o un artista, tanto per dire – ha nei confronti del giudizio di qualcun altro – un critico, per esempio –. Se questa relazione si rompe o cessa di esistere il ruolo stesso della critica viene meno.

Tornando a noi, nell’ambiente musicale – tra chi scrive di musica –, c’è come una sorta di ansia e timore nei confronti dell’uso della stroncatura. Di critiche negative, se ci pensate, non se ne vedono quasi più. Mentre dal numero di messaggi che ricevo dalle band o i cantautori che mi capita di stroncare, parole di solito piene di gratitudine e/o richieste di ulteriori delucidazioni, capisco che invece sovente un giudizio sincero abbia un valore molto diverso dalle sviolinate spesso finte o illusorie che più facilmente si ricevono.
C’è un gran bisogno di sincerità negli ambienti artistici e “creativi” (parola orrenda).

Vi racconto un po’ di cose.
Sono stato alla prima del tour di Iosonouncane e Paolo Angeli e vi dirò la verità anche su questo. Per esempio che ho visto un paio di persone andarsene prima della fine del concerto. Questa è la verità. E potrebbe sembrare qualcosa di negativo, ma vi assicuro che non è così.

L’intenzione di Jacopo Incani e di Paolo Angeli era quella di creare una sorta di suite. Un flusso continuo in cui si alternano brani di Iosonouncane, sessioni di improvvisazione più o meno lunghe e brani di Paolo Angeli. Il risultato è una spessa coltre che di certo a un primo ascolto non appare immediata, se non nei momenti di apertura alla riconoscibilità dei rispettivi brani più o meno conosciuti.
Per ammissione stessa di Jacopo a una mia domanda dopo il concerto, l’intero live è stato totalmente improvvisato, quasi nessuna preparazione, pochissime prove, etc. Lo spirito ad animare lo spettacolo – perché di spettacolo realmente si tratta, e lascia a bocca aperta per l’intensità che lo caratterizza – potrebbe essere quello jazzistico, nel suo senso più innocente e puro.

Le lunghe sessioni strumentali provano sicuramente lo spettatore non abituato ad ascolti riflessivi. Di certo chi è andato aspettandosi di sentire “Stormi” o “Il corpo del reato” nelle versioni disco sarà rimasto deluso. Le canzoni più conosciute di Jacopo erano, giustamente, per lo più riarrangiate per l’occasione e dotate di una carica emotiva ancor più grave della versione in studio.
Io ci vedo un bellissimo e più che riuscito tentativo di far germogliare nuove foglie da tronchi spessi, ma pieni di linfa e voglia di vivere. E Jacopo non è nuovo a operazioni di questo tipo: variazioni su “DIE” se ne sono fatte diverse in questi anni, vedi lo split ep con i Verdena o l’album “Nove Stormi” con nove remix dedicati al singolo di “DIE”.

A dir poco magistrale poi l’apertura da parte di Tobjah che ha regalato una performance emozionante, grazie anche a un’interpretazione che si avvertiva sentita e soprattutto – tema caro a questo post – sincera. Difficile non goderne e di conseguenza applaudire la voce e chitarra dei C+C=Maxigross, che da un po’ di tempo va in giro con il proprio progetto solista.

Ne approfitto per ringraziare chi ogni settimana mi legge qui – e siete tantissimi: il post della settimana scorsa ha avuto quasi 800 interazioni sui social e diverse migliaia di letture – e nei vari miei deliri sparsi per la rete, come nella rubrica “Paese” sulle ultime novità indipendenti italiane per Dance Like Shaquille O’Neal o la nuova rubrica “Door Selection” per il neonato sito de Le Rane.

Tra le cose che sono successe interessanti segnalo il secret concert di Calcutta, che si è svolto martedì 20 marzo a Milano al Politecnico di Milano, organizzato da Spotify. Oppure la sera stessa al Fabrique di Milano Giorgio Poi che ha aperto i Phoenix. Si sta delineando poi, poco a poco e in questi giorni, la lineup del MI AMI 2018.

Inizio di seguito, come sempre, il recap delle novità, dall’ultimo post di Stormi della settimana scorsa, con gli album nuovi appena usciti. Oltre al fatto che è appena uscito il vol. 2 de “L’amore e la violenza” dei Baustelle – di cui, a dire di alcune indiscrezioni, il secondo singolo sarà “Jesse James & Billy Kid” – segnalo l’uscita di “Precipitazioni” di CRLN, con al suo interno una track scritta da Enne, un album che mi è piaciuto senza il minimo dubbio. Anche qui vi dirò la verità: dentro ci sento tutta la forza delle cose fragili, nel senso più positivo del termine. Così come Ilaria Graziano e Francesco Forni con un album, “Twinkle Twinkle”, molto intimo o un allucinato Aurolo Borealo con il nuovo album, notevole, “Sappi che ti ho sempre voluto bene”. Ultima segnalazione tra i dischi appena usciti LamansardaForeign bodies”: da ascoltare con attenzione.

Nell’ultimo post, un po’ per provocazione, un po’ per mancanza di spazio, avevo espresso un giudizio lapidario su ogni singola uscita. Avevo deciso di portare all’estremo la sintesi e di usare una sola parola. Questa operazione è stranamente stata apprezzata sia dai musicisti che da chi ogni settimana ha la pazienza di leggermi. La tentazione di proseguire nei giudizi perentori è grande.

 

I promossi della settimana:

Vanarin
Holding
Imperdibile.

Andrea Poggio
Miraggi metropolitani
Ipnotico.

Martina May
Stasera
Essenziale.

Leo Pari
Giovani playboy
Criptica.

Buñuel
Happy Hour
Decisa.

Yakamoto Kotzuga
Inner God
Distopica.

Bud Spencer Blues Explosion
Di fronte a te, di fronte a me
Intrigante.

Megha
Montagne di like
Rilevante.

Thegiornalisti
Questa nostra stupida canzone d’amore
Sincera.

Davide
Corso
Acuto.

Bartolini
Like
Significativo.

Lucia Manca
Bar stazione
Memorabile.

Masamasa
Contento
Notevole.

Delmoro
Fuji
Non banale.

Zerella
Nico
Lieve.

Francesco De Leo
Mylena
Confermato.

Postino
Blu
Vistosa.

Di seguito i bocciati della settimana:

Iacampo
La vita nuova
Debole.

Samuel & Mannarino
Ultra Pharum
Inutile.

A Copy For Collapse
Metamorphosis
Asettica.

Hesanobody
Mourning the Ghost
Boniverica.

Elephants & Castles
Leytonstone
Acerba.

The Leading Guy
Land of Hope
Lineare.

Cosmorama
Redemption
Stanca.

Ricordo che potete seguire il mio blog personale Stormi anche su FacebookInstagram e Spotify, dove trovate una playlist con dentro le cose migliori che ogni settimana segnalo.

Ogni tanto, riflettendoci, potrei tentare la strada della mediazione, oppure affinare la parte più diplomatica della mia scrittura, ma sentirei di stare venendo meno a un compito, che soprattutto è quello di non prendere per il culo chi mi legge. Credo fermamente che buona parte dei mali di questa società siano da ricondurre alle innumerevoli prese per il culo a cui quotidianamente sottoponiamo gli altri e di conseguenza noi stessi.

Non c’è niente di peggio di qualcuno che alla tua domanda “Che te ne pare?” ti risponde “Niente male”, quando in realtà quello che hai appena prodotto è mediocre se non, addirittura, da inserirsi in quell’immenso insieme dedicato cose che non sono nulla.

(foto in copertina di Silvia Cesari, foto del concerto di Claudia Zavaglini)